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Festa del Cinema di Roma

Biglietti
pomeriggio 6,50 euro
sera 8,50 euro
sabato e domenica 8,50 euro

VENERDÌ 14 0TT0BRE 21.00
E TUTTI I GIORNI (TRANNE IL 24 OTTOBRE) 21.00

IL COLIBRI’
Dal romanzo premio Strega 2020, 330.000 copie vendute in Italia, tradotto il 25 lingue. «Un unico flusso di avvenimenti su piani sfalsati», ha detto Francesca Archibugi, che con la forza dei ricordi traduce in immagini la complessa e miracolosa struttura a incastro delle pagine di Sandro Veronesi: tra coincidenze, perdite, rimpianti, amori assoluti. Con un cast delle grandi occasioni (a partire da Pierfrancesco Favino nella parte di Marco Carrera). Un film che parla delle nostre illusioni e di ciò che paghiamo per continuare a crederci.

SABATO 15 0TT0BRE 16.00

MRS. HARRIS GOES TO PARIS
Un abito rosa che sembra una nuvola, fatto di trasparenze e gemme di fiori, un vaporoso Dior new look, appeso in casa della cliente dalla quale Ada Harris va a fare le pulizie. Il desiderio di un vestito come molla che cambia la vita: a metà degli anni ’50, Ada riesce a mettere insieme il denaro necessario (anche grazie a una sorpresa “dall’altro mondo” del marito morto in guerra) e da Londra vola a Parigi, dritta alla Maison Dior. Dove incontra però la snobissima direttrice: Lesley Manville (habituée di Mike Leigh ma anche la principessa Margaret nelle stagioni 5 e 6 di The Crown) vs Isabelle Huppert, uno scontro epico. Ma Parigi riserva tante altre sorprese all’eroina nata nel romanzo del 1958 di Paul Gallico, tanto popolare da avere ispirato altre tre avventure letterarie, tre adattamenti televisivi e un musical.

SABATO 15 0TT0BRE 18.15

COUPEZ!
Una troupe sta girando un film di zombie a bassissimo budget, uno Z movie: location fatiscente tipo hotel abbandonato, coloracci giallo-rossastri, un unico piano sequenza con macchina a mano. Buona la prima, senza possibilità di ripetizioni. E, com’è ovvio, a un certo punto arrivano gli zombie veri e affamati. Stop. Titoli di coda. E una successione di flashback rivela le ragioni di alcune bizzarre incongruenze: perché, per esempio, Romain Duris, Bérénice Bejo e Matilda Luz hanno nomi giapponesi? Perché a volte la macchina da presa sembra fare esercizio di cinema sperimentale? Hazanavicius, nella sua vena parodistica e pop, fa un remake letterale di Zombie contro zombie, cult movie di diploma di Ueda Shinichiro del 2018, aggiungendo alla follia dell’originale surreali ingorghi franco-giapponesi e una strizzata d’occhio alle casualità delle invenzioni cinematografiche.

DOMENICA 16 0TT0BRE 16.00

THE LOST KING
Si apre con titoli di testa e una musica che ricordano quelli di Intrigo internazionale; e ha molto del thriller (come della commedia) l’avventura di Philippa Langley, piccolo borghese appassionata di storia, che nel 2012 riuscì a organizzare e finanziare con una sottoscrizione pubblica gli scavi per la ricerca dei resti di re Riccardo III, rinvenuti a Leicester sotto un parcheggio. Stephen Frears e Steve Coogan rinnovano il sodalizio di Philomena per raccontare uno di quegli episodi di eccentrica follia quotidiana che possono essere solo british, con Sally Hawkins che, dopo una serata a teatro, comincia a vedere sotto casa o in cucina il re in persona, si convince che non era quel sanguinario descritto da Shakespeare, che forse non era nemmeno gobbo, e comincia a cercare di rintracciare la sua tomba. Gli archeologi prima ridono, poi si accodano al progetto.

DOMENICA 16 0TT0BRE 18.15

WHAT’S LOVE GOT TO DO WITH IT?
Matrimonio d’amore o matrimonio combinato? Matrimonio interrazziale o matrimonio all’interno della propria etnia? Lily James e Shazad Latif (Spooks, Penny Dreadful, Star Trek: Discovery), vicini di casa nella Londra della buona borghesia multietnica e amici fin da bambini, battibeccano sul tema, tra la colorata famiglia di lui e la mamma eccentrica di lei (Emma Thompson). Finché tutti partono per il Pakistan, dove Lily riprenderà il matrimonio di Shadaz, “arrangiato” dalla sua famiglia. Abbandonati i drammi elisabettiani, Shekhar Kapur gioca con identità, credenze orientali, pregiudizi occidentali, amori inaspettati, ispirato dalla sceneggiatura di Jemima Kahn, celebrità british della moda, il giornalismo, la tv, l’attivismo politico e sociale. Risultato: un mix delle commedie di Richard Curtis (Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill, I Love Radio Rock) e i musical indiani di Mira Nair.

LUNEDÌ 17 0TT0BRE 16.30

RAPINIAMO IL DUCE
Milano, aprile 1945. Siamo agli sgoccioli della Seconda guerra mondiale. La città è in macerie. Nel caos della guerra Isola è diventato il re del mercato nero, guidato da un’unica legge morale: la sopravvivenza. Yvonne è la sua fidanzata clandestina, cantante del Cabiria, l’unico locale notturno rimasto aperto in città.
Ma anche Borsalino, gerarca fascista, torturatore spietato, è innamorato perdutamente di Yvonne e disposto a tutto pur di averla. Isola e i suoi intercettano una comunicazione cifrata e scoprono che Mussolini ha nascosto il suo immenso tesoro proprio a Milano – nella “Zona Nera” – in attesa di fuggire per la Svizzera, scampando alla cattura e alla forca. Isola non può lasciarsi sfuggire l’occasione della vita – il colpo più ambizioso della Storia – e decide perciò di mettere in atto un’impresa folle: rapinare il Duce.

LUNEDÌ 17 0TT0BRE 18.30

ASTOLFO
Astolfo, placido pensionato romano, viene sfrattato dal suo appartamento e decide di tornare a vivere nella casa di famiglia, un palazzotto un tempo nobiliare e oggi in sfacelo, in un paesino dell’Italia centrale. Trova un paio di stravaganti abusivi che vivono lì, un sindaco sgradevole e impiccione, un vecchio amico che si è arricchito.
E, senza volerlo, senza cercarlo, trova anche l’amore: Stefania, una signora vedova che il figlio vorrebbe confinare al ruolo di nonna e che invece è piena di voglia di vivere. Tra un prete dispettoso, la luce tagliata, i coinquilini eccentrici e i giovani presuntuosi, Gianni Di Gregorio scrive (con Marco Pettenello) e dirige con il consueto garbo e humour quasi una rivalsa sulle disavventure sentimentali di Gianni e le donne. Con un lui una solare Stefania Sandrelli.

MARTEDÌ 18 0TT0BRE 16.00

HOURIA
Quasi una metafora dell’attuale situazione dell’Algeria – dove l’Hirak, un imponente movimento politico e civile di opposizione al regime, è stato definitivamente soffocato dalla pandemia ad appena un anno dalla sua nascita – l’ultimo film di Mounia Meddour (Papicha), insieme popolare e sofisticato, racconta la storia di Houria, una ballerina di talento che, dopo aver subito pesanti menomazioni fisiche in seguito a un grave episodio di violenza, continua la sua eroica resistenza nel perseguire un sogno che sembra impossibile da realizzarsi.
Ballare ancora, tra Felicità e Gloria, ballare avvolte nei colori di abiti sgargianti, su una terrazza o su una spiaggia, tutte immerse in una sorellanza ideale di donne che si sostengono a vicenda, intorno a un nucleo di resilienza incrollabile.

MARTEDÌ 18 0TT0BRE 18.15

FOUDRE
Nell’estate del 1900, dalla pace del convento nel quale da cinque anni sta facendo il noviziato, la diciassettenne Elisabeth è sbalzata, poco prima di prendere i voti, di nuovo a casa, per lavorare la terra, dopo la morte improvvisa della sorella maggiore Innocente. Ma la morte è misteriosa, la famiglia silenziosa e solo tre suoi amici d’infanzia sembrano condividere l’ansia di conoscenza e di libertà di Elisabeth. Immersa nel solare scenario di una valle svizzera, una storia di progressiva affermazione di autonomia, volontà e desiderio, dove la cupezza repressiva dell’ambiente e delle credenze viene lentamente sfaldata dall’energia vitale dei quattro amici, sempre più complici, sempre più innamorati l’uno degli altri e dei rispettivi corpi.

MERCOLEDÌ 19 0TT0BRE 16.30

RAMONA
Madrid come Manhattan: sontuosi scorci della città in bianco e nero sottolineati dalla musica di Čajkovskij. Si apre così, con un omaggio al capolavoro di Woody Allen, il film d’esordio della regista spagnola Andrea Bagney, una storia d’amore (e di amori) tutta costruita intorno alla protagonista, aspirante attrice trentenne in cerca del senso della vita, ora bionda ora bruna, ora entusiasta ora dubbiosa, ora innamorata del boyfriend Nico ora attratta dal regista Bruno.
Dal bianco e nero della vita al colore della messa in scena (dove, tra l’altro, Ramona replica monologhi di Diane Keaton in Io e Annie e di Julie Delpy in Prima dell’alba), la commedia romantica si snoda tra chiacchiere, passeggiate e nevrosi, trascinata dalla protagonista Lourdes Hernandez, nota in Spagna come cantautrice con lo pseudonimo Russian Red.

MERCOLEDÌ 19 0TT0BRE 18.15

LA DIVINA COMETA
A sedici anni da Quijote, uno dei più grandi artisti contemporanei torna al cinema con un film che incrocia l’Inferno della Divina Commedia con la tradizione del presepe napoletano, evocata dalla battuta di Natale in casa Cupiello: “Te piace ’o presepe?”.
E come nel presepe, c’è spazio per personaggi noti e nuovi (dal Conte Ugolino a Giordano Bruno), che ogni volta si incarnano in modo imprevedibili, attraverso un uso magistrale delle location (campi sportivi, cave, stazioni abbandonate) e un attento lavoro sulla lingua (con Dante spesso tradotto in dialetto napoletano). Molti ospiti (da Francesco De Gregori, Toni e Peppe Servillo, Nino D’Angelo) prendono parte a un viaggio senza tempo dove, complice la sceneggiatura di Maurizio Braucci, è lecito vedere in filigrana altri viaggi celebri del cinema italiano, da quelli di Pasolini a quelli di Sergio Citti.

GIOVEDÌ 20 0TT0BRE 16.15

JANUARY
Gennaio 1991. Tre aspiranti filmmaker si trovano di fronte all’invasione dei carri armati sovietici che vogliono reprimere l’indipendenza della Lettonia dichiarata il 4 maggio dell’anno prima. Il film di Viesturs Kairišs (che allora aveva diciannove anni) ricostruisce una generazione che sognava il cinema di Bergman, di Tarkovskij e di Jim Jarmusch (di Stranger than Paradise circolano cassette pirata…), era avida di conoscere il mondo e di confrontarsi con la Storia.
Parla del presente e della forza incontenibile della giovinezza, ritrovando la libertà e l’entusiasmo della Nouvelle vague e della Nová vlna. Kairišs rende anche omaggio alla figura carismatica di Juris Podnieks, uno dei più promettenti registi lettoni, che morì a quarantadue anni nel 1992.

GIOVEDÌ 20 0TT0BRE 18.15

ALAM
Una scuola superiore araba isrlaeliana. Una bandiera palestinese che deve sventolare il giorno dell’Indipendenza di Israele, che per i palestinesi è un giorno di lutto (la “nakba”). Filas Khoury, esordiente nel lungometraggio, gira (in Tunisia, per ovvi motivi) un film che parla di temi universali (amore, amicizia, lotta contro le ingiustizie, ricerca della propria identità, conflitti generazionali) in un contesto dove l’affermazione dei giovani palestinesi è negata da una tragedia che dura dal 1948.
E trova la sua forza e originalità nel mostrare come la tragedia è calata nella quotidianità, e nel portare sullo schermo (con empatia, ironia sferzante e senso del paradosso) una nuova generazione trascurata dai media, che resiste orgogliosamente senza usare la logica della violenza.

VENERDÌ 21 0TT0BRE 16.30

EL CASO PADILLA
«Dì la verità»: si apre con questa frase il nuovo film del cineasta cubano Pavel Giroud, subito seguita da una ripresa del 1983 della tv francese: un’intervista a Heberto Padilla, il poeta autore della raccolta Fuera de juego con la quale divenne famoso anche in Europa ma per la quale fu arrestato e condannato da Castro. Back al 1971 e al bianco e nero della straordinaria registrazione della ritrattazione della propria opera, il 27 aprile, davanti agli intellettuali e amici membri dell’Unione degli scrittori e artisti cubani: oltre due ore di girato, riemerso dopo cinquant’anni da un archivio governativo, che Giroud seleziona e intercala con altri materiali che danno il senso del periodo storico. Mentre Padilla, che ha teatralmente appallottolato il testo del discorso fin dall’inizio, continua nella propria abiura, sempre più sudato e istrionico, in un crescendo di cadenze drammatiche shakespeariane di sconvolgente (e coinvolgente) tensione.

VENERDÌ 21 0TT0BRE 18.15

DREI FRAUEN UND DER KRIEG
Durante la Seconda guerra mondiale, per la prima volta tre donne americane furono fotoreporter ufficiali sul fronte europeo: Martha Gellhorn (1908-1998), moglie di Ernest Hemingway dal 1940 al 1945 e amica di Eleanor Roosevelt; Margaret Bourke-White (1904-1971), che era stata un’altra delle grandi fotografe del New Deal; e Lee Miller (1907-1977), ex compagna di Man Ray e legata alle avanguardie artistiche.
Luzia Schmid ricostruisce tre vite parallele attingendo a materiale spesso inedito, di grandissima drammaticità e qualità visiva, che riguarda soprattutto la liberazione dei lager di Ravensbrück, Buchenwald e Dachau, e la sconfitta della Germania.
Fu un’esperienza che segnò profondamente tutte e tre; ma è stato grazie anche al loro occhio che l’Occidente ha cominciato a percepire la guerra in modo diverso, senza retorica maschilista: come una tragedia.

SABATO 22 0TT0BRE 16.00

L’INNOCENT
Louis Garrel da sempre affascina e diverte con la sua leggerezza e il suo camaleontico estro, senza farci dimenticare come riesca spesso a restituire personaggi che hanno profonde risonanze anche su un piano di vita reale e personale. Non fa eccezione L’Innocent, un thriller romantico, commovente e gioioso, che contrappone vari temi, oscillando tra la commedia romantica e il film d’azione.
Come nei suoi tre lavori precedenti, l’attore-regista attinge alla propria storia per raccontare quella di Abel, che si oppone al matrimonio della madre Sylvie con un detenuto.
Un’avventura spensierata che vanta un cast di prim’ordine che va da Roschdy Zem, nei panni del romantico galeotto, ad Anouk Grinberg e Noémie Merlant.

SABATO 22 0TT0BRE 18.15

L’ENVOL
«Un giorno arriveranno dal fiume delle vele scarlatte che ti porteranno lontano da qui»: è questa la profezia della maga alla giovane Juliette, ragazza intelligente e indipendente, orfana di madre e cresciuta da una volitiva vicina di casa e da un padre reduce dalla Prima guerra mondiale.
Ambientato negli anni ’20 del ‘900 in un villaggio del nord della Francia e liberamente ispirato al romanzo del 1923 Le vele scarlatte dello scrittore russo Aleksandr Grin, il nuovo film di Pietro Marcello si muove tra le suggestioni del nazional-popolare e un’assoluta modernità di linguaggio, tra la burbera grandezza di Raphaël Thiéry (che pare Michel Simon uscito da L’Atalante) e l’originale utilizzo del materiale d’archivio (quasi un fattore identitario del cinema di Marcello). Film d’apertura della Quinzaine des Realisateurs di Cannes 2022, un romanzo storico con l’anima e lo sguardo immersi nostro presente.

DOMENICA 23 0TT0BRE 16.30

POLANSKI, HOROWITZ. HOMETOWN
Due uomini camminano, i grandi ombrelli sottobraccio, in una giornata di sole. Chiacchierano, ridono, vanno spediti attraverso Cracovia, che fu capitale della Polonia e che oggi, dice uno dei due, sembra Disneyland. 70.000 abitanti ebrei prima della Seconda guerra mondiale, poche centinaia oggi.
I due uomini hanno i capelli grigi, gli abiti sportivi e, rispettivamente, 89 e 83 anni, ma sembrano ragazzini. Sono Roman Polański e Ryszard Horowitz, un grande regista e un grande fotografo, che furono amici da ragazzi in quella città e poi separati dalla persecuzione nazista degli ebrei: Polański nascosto in campagna dopo la deportazione dei genitori e Horowitz finito ad Auschwitz e salvato da Oskar Schindler.
Riaffiorano i ricordi, attraverso foto di famiglia, materiali di repertorio scarni e intensi e, soprattutto, l’ininterrotto dialogo punteggiato di momenti ilari e surreali.

DOMENICA 23 0TT0BRE 18.15

KLONDIKE
Tra i film che sono arrivati quest’anno dall’Ucraina, quello di Maryna Er Gorbach si situa in un momento e in un luogo molto particolare: una piccola fattoria nel Donbass, al confine con la Russia, nel luglio 2014.
Il marito, per pavidità e interesse, è servile verso gli invasori, mentre la moglie incinta si ostina a resistere, anche dopo che i russi, “per sbaglio”, hanno distrutto una parte della loro casa e abbattuto un jet della Malaysia Airlines. Piccole e grandi tragedie.
La progressione verso il peggio è osservata con occhio lucido e spassionato, amaramente ironico, e con un grande controllo formale, come prova il premio per la regia al Sundance Festival. Il finale è di quelli che non si dimenticano, al tempo stesso sconvolgente e con un barlume di speranza.

LUNEDÌ 24 0TT0BRE 16.00

JANE CAMPION, LA FEMME CINEMA
Quasi un autoritratto in forma di ritratto, accompagnato solo dalle parole di Jane Campion, tratte dalle numerose interviste cui l’autrice neozelandese non si è mai sottratta, passando dall’autobiografia all’analisi dei propri film, all’accurata e sorridente descrizione degli ostacoli e dei pregiudizi cui le registe sono sempre dovute sottostare in un lavoro prettamente maschile.
A partire da quel direttore della fotografia che spiegava alla troupe di Sweetie dove avrebbe messo lui la macchina da presa se fosse stato il regista per arrivare a quella foto di gruppo a Cannes nel 2007, in cui Campion era l’unica donna schierata tra i vincitori di Palma d’oro che, forse, la guardavano con una certa curiosità. Julie Bertuccelli, attraverso foto e interviste e soprattutto attraverso immagini, squarci, volti femminili e maschili dei suoi film, ci racconta una donna e un’autrice non solo di straordinario, innovativo spessore artistico, ma anche di enorme simpatia, franchezza, propensione alla risata.

LUNEDÌ 24 0TT0BRE 18.00

SHTTL
1941: il giovane Mendele è entusiasta di lavorare nel cinema a Odessa, ma torna nel suo paese (shtetl, in yiddish) in Ucraina, al confine con la Polonia, dove il suo amore di sempre sta per sposare il figlio del Rabbino.
E questo il giorno prima dell’invasione nazista. L’esordiente argentino Ady Walter usa il pianosequenza e il bianco e nero (anche se la continuità spaziotemporale è infranta da flashback a colori) come strumenti per calare lo spettatore dentro la realtà di un mondo ebraico sull’orlo della tragedia, tra ricostruzione filologica e allusione al presente. A parlare yiddish è un cast internazionale, tra cui Saul Rubinek (Gli spietati), che recita per la prima volta in questa lingua. Il villaggio è stato interamente ricostruito a sessanta chilometri da Kyiv, con l’intenzione di diventare, dopo le riprese, un museo a cielo aperto. La grafia del titolo è un omaggio al romanzo La sparizione di Georges Perec, dove scompare la lettera “e”, per alludere a un altro vuoto.

LUNEDÌ 24 0TT0BRE 21.00

LES AMANDIERS
Il sesto lungometraggio di Valeria Bruni Tedeschi mescola armoniosamente, senza soluzione di continuità, il teatro della vita con la fisicità e creatività della pratica teatrale. Bruni Tedeschi affronta i suoi ricordi personali e ripercorre i suoi inizi come attrice, negli anni ’80, nella scuola di teatro Amandiers di Nanterre, una struttura moderna e sperimentale creata da Patrice Chéreau (Louis Garrel) e Pierre Romans (Micha Lescot).
Aperto da un casting variegato e irriverente che deve stabilire chi saranno i giovani attori ammessi a far parte della scuola e a essere addestrati dal leggendario regista, Les Amandiers racconta l’energia e le delusioni di un gruppo di amici, dalle prove di Platonov di Čechov a una trasferta a New York per imparare dall’Actors Studio di Strasberg, dalle feste ai pianti, il sesso, gli amori, i drammi, il panico. Il teatro.

MARTEDÌ 25 0TT0BRE 16.00

IN EINEM LAND, DAS ES NICHT NEHR GIBT
Primo film di finzione della regista tedesca Aelrun Goette, nota al pubblico internazionale per il documentario Die Kinder sind tot (Prix Regard Neuf a Visions du Réel 2003). A pochi mesi dalla caduta del Muro, per una sua foto apparsa casualmente su Sibylle (il Vogue dell’Est), una diciassettenne di Berlino Est si trova immersa nel mondo della moda.
Tra fotografi, modelle, nuove idee e stili di vita, il film è basato su fatti realmente accaduti, ispirato all’esperienza di modella della regista stessa tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 nella Repubblica Democratica Tedesca.
Sospesa tra personale e pubblico, sentimenti e coerenza politica, un’opera che strada facendo si trasforma in un energetico inno alla bellezza e alla libertà.

MARTEDÌ 25 0TT0BRE 18.00

ALL THAT BREATHES
…Il nibbio è un uccello bellissimo, elegante, intelligente, con un ruolo essenziale nell’ecosistema della città, capace di adattarsi al devastante inquinamento urbano. Ma ogni tanto paga le conseguenze del disastro ambientale. Per decenni, i fratelli Mohammad Saud e Nadeem Shehzad, veterinari autodidatti che credono nell’interconnessione tra la vita umana e quella animale, si sono occupati della cura degli uccelli. Un documentario ipnotico, toccante, con il quale il regista Shaunak Sen, residente a Nuova Delhi, si immerge con Saud e Shehzad nella loro lotta per il cambiamento, che si trasforma in una diagnosi di una città in subbuglio. Vincitore del Gran Premio della Giuria per il miglior documentario al Sundance 2022 e poi dell’Œil d’or per il miglior documentario a Cannes.